L’ottocentesca Villa Emma a Nonantola tra il 1942 e il 1943 fu la casa di 73 ragazze e ragazzi ebrei profughi dalla Germania, dall’Austria e dalla Jugoslavia, e che vennero in pratica adottati e protetti dalla comunità locale. Grazie all’opera tra gli altri di don Arrigo Beccari e di Giuseppe Moreali i ragazzi furono fatti poi fuggire in Svizzera.

Un episodio esemplare di solidarietà umana e che potrà trovare il giusto risalto grazie alla Fondazione Villa Emma, alla quale il Comune di Modena ha aderito come socio fondatore con un voto unanime del Consiglio comunale di lunedì 8 marzo, che ne ha approvato anche lo schema di Statuto.

“L’istituzione avrà come scopo prioritario – ha spiegato in aula l’assessore alla Cultura Gianni Cottafavi – quello di realizzare e sviluppare proprio nell’edificio che fu protagonista di questo episodio il Centro per la pace e l’intercultura Villa Emma, che renderà il dovuto omaggio a tutti coloro che con il loro impegno hanno aiutato e aiutano l’infanzia ad affrontare le difficoltà e le violenze della guerra. Soprattutto in nome di questa specifica motivazione abbiamo deciso di aderire. La Fondazione promuoverà poi attività d’informazione e di educazione e sosterrà la ricerca storica, sempre in nome della difesa della dignità e dei diritti e contro l’intolleranza e il razzismo. Promotori della Fondazione oltre ai Comuni di Modena e Nonantola sono la Provincia, l’Istituto Storico di Modena, la Cooperativa Com Nuovi Tempi, la Comunità ebraica di Modena e Reggio Emilia, la parrocchia di Nonantola”.