Un fenomeno in continua crescita, ma
che ha visto negli ultimi due-tre anni una forte accelerazione:
la scelta di convivere invece di sposarsi, che in Italia nel
1983 riguardava 190 mila coppie, nel 2001-2002 ha coinvolto
circa mezzo milione di coppie, il 3,5% del totale.

Le cifre del fenomeno, frutto di elaborazioni dell’ Istituto
Cattaneo di Bologna su dati Istat, sono state illustrate oggi a
Roma da Asher Colombo, docente di sociologia all’ Università di
Bologna, nel corso della presentazione della campagna a sostegno
della proposta di legge sul Pacs, il Patto civile di
solidarietà.


Le coppie di fatto sono più numerose nel nord-ovest (4,3
ogni 100 coppie coniugate) e nel nord-est (4,7%), segue il
centro (3,3%). Più scarsa la percentuale al sud (1%) e nelle
isole (1,7%). Se si scorpora il dato tra ‘famiglie ricostituite
non coniugate’ e ‘libere unioni di celibi e nubili’, si nota che
le prime sono più numerose (1,3% contro l’ 1%, dati Istat
riferiti al 1998). La tipologia della zona di residenza delle
unioni di fatto vede naturalmente in testa il Comune centro
dell’ area metropolitana (3,2%), seguito dal Comune con più di
50 mila abitanti (2,6%) e, a sorpresa, dal piccolo Comune fino a
2.000 abitanti (2,3%).

“E’ in atto un cambiamento culturale – sottolinea Colombo –
dimostrato dalle opinioni dei giovani sulla scelta della
convivenza”: quasi il 90% la considera ‘ammissibile’ e l’ 80%
non esclude di poter convivere. Secondo una ricerca effettuata
dal sociologo, in Italia convive il 2% degli uomini e il 3%
delle donne tra 25 e 29 anni, contro il 19% degli uomini e il
43% delle donne, della stessa fascia di età, coniugati. La
percentuale di sposati sale di parecchio nella fascia di età
35-39 anni (90% uomini e 82% donne), contro un 2% di conviventi,
sia uomini che donne.

La percentuale di convivenze è molto alta tra gli
omosessuali, anche per l’ ovvio motivo che a questo tipo di
coppia la legislazione italiana non consente di sposarsi: gli
uomini che vivono con un partner dello stesso sesso
costituiscono il 7% degli omosessuali della fascia di età tra
18 e 24 anni, l’ 8% tra 25 e 29 anni, il 16% tra 30 e 34 anni e
il 19% tra 35 e 39 anni. Le donne lesbiche che hanno fatto una
scelta di convivenza sono il 7% del totale delle donne
omosessuali tra 18 e 24 anni, il 17% della fascia di età 25-29,
il 23% tra 30 e 34 anni e ben il 32% tra 35 e 39 anni.

Infine, la presenza globale in Italia di persone che si
dichiarano omosessuali (elaborazioni Istituto Cattaneo su dati
Arcigay) è maggiore nel Nord-est e nel centro, dove in alcune
zone si raggiunge una presenza che va da 430 a 1.850 gay ogni
100 mila abitanti. Al Sud e nelle isole il rapporto scende di
parecchio, da 40 a 160 omosessuali ogni 100 mila abitanti. Tra i
grandi Comuni, quello che registra una maggiore presenza è
Bologna, con quasi 1.400 omosessuali ogni 100 mila residenti,
seguito da Padova con quasi 1.200 e Brescia con poco meno di
mille. Fanalino di coda Palermo, con poco più di 150
omosessuali ogni 100 mila cittadini.