La parte del condono fiscale, introdotto dal governo con la finanziaria 2003 e confermato nella manovra 2004, relativa all’Iva è contraria alle norme
comunitarie. Lo sostiene la Commissione europea che ha inviato all’Italia una ‘lettera di messa in mora’, primo passo nella procedura di infrazione per violazione delle norme Ue, in cui si contesta la
parte della sanatoria tributaria sull’imposta sul valore aggiunto (Iva).


Nella lettera il commissario Ue per il mercato interno, Frits Bolkestein, sostiene che la rinuncia dell’attività di ”riscossione e accertamento dell’Iva” viola gli obblighi derivanti dalla Sesta direttiva Ue. Nella sostanza, secondo Bruxelles, il governo italiano sarebbe andato al di là del ”margine di discrezionalità ” lasciato ai paesi membri in
merito al controllo fiscale sull’imposta sul valore aggiunto, in quanto avrebbe optato per una ”rinuncia generale ed indiscriminata ad ogni attività di accertamento e riscossione”.

L’Italia ha ora due mesi di tempo per presentare le proprie osservazioni. Nella missiva si ricorda che se al termine del lungo iter previsto, la violazione dovesse essere confermata il governo italiano potrebbe essere costretto a rimborsare il
mancato gettito (pari allo 0,75 della base imponibile) subito dall’Ue a causa del condono, maggiorato degli interessi. Per finanziare il bilancio Ue infatti ogni paese membro è obbligato a versare una quota dell’Iva nelle casse di Bruxelles.