Negli ultimi tre anni si è ridotto il potere d’acquisto di operai, impiegati e dirigenti, con stipendi in calo fino al 21%. Lo rivela un’indagine realizzata da Od&M in collaborazione con il ‘CorriereLavoro’, anticipata oggi dal ‘Corriere della Sera’, secondo cui, tra il 2000 e il 2003, con il passaggio dalla lira all’euro, a perdere sono stati veramente tutti, ma soprattutto gli italiani che non hanno potuto modificare le proprie entrate, cioe’ quelli con il reddito fisso.


La causa della perdita del potere d’acquisto, secondo il rapporto, e’ da ricercare nell’inflazione. Secondo i dati Istat prezzi al consumo e stipendi non si sono discostati piu’ di tanto, ma il dato dell’Istituto di statistica sulle buste paga e’ difettoso perche’ esclude quelle voci, come il ‘superminimo’, i premi e gli altri benefit, che sempre di piu’ hanno un peso a fine mese, e che sono rimaste bloccate a tre anni fa.

Dal dirigente (-7,3%) all’operaio (-9,3%) e dal settore tradizionale del tessile a quello delle aziende dell’era tecnologica, nessuno con un reddito fisso puo’ dirsi soddisfatto. A perdere di piu’, sono stati pero’ i dirigenti del settore auto, che, a causa della crisi, hanno perso un -21,3%, seguiti a ruota da impiegati delle ‘dotcom’ (-15,1%), dai dirigenti dell’area della direzione generale della propria impresa (-14,5%) e dagli operai del settore auto (-14,4%).