La famiglia italiana e’ sempre piu’ in crisi. Aumenta, infatti, il numero dei divorzi: 40.051 nel 2001 contro i 37.573 del 2000. E quando il legame si sgretola, ci si separa senza troppi drammi, optando per la separazione consensuale o il divorzio congiunto. Una scelta probabilmente dettata anche dalla lentezza della giustizia italiana: per un divorzio non consensuale, infatti, i tempi di attesa raggiungono i due anni. E’ il quadro che emerge dagli ultimi dati Istat disponibili.


La maggior parte delle coppie in crisi dunque, l’ 85,5%, sceglie la strada della separazione consensuale e del divorzio congiunto (74,4%), visti anche i lunghi tempi di attesa: i procedimenti consensuali nella separazione durano 136 giorni di media, contro i 1.119 di quelli giudiziali; per i divorzi la differenza e’ 135 giorni contro 617.
L’Istat rileva anche una diminuzione dei matrimoni religiosi e come siano le donne, circa 7 su 10, quelle che scelgono di piu’ la via della separazione per sciogliere il vincolo matrimoniale quando comincia a pesare, mentre l’ uomo preferisce la strada definitiva del divorzio. Quanto all’eta’ del malessere coniugale, di solito si posiziona tra i 38 e i 44 anni.

La separazione resta ancora la modalita’ scelta dalla maggioranza delle coppie per interrompere il legame coniugale.
In un anno, il 1998, in Italia le separazioni sono aumentate del 4,1% rispetto all’ anno precedente (62.737 in totale), mentre i divorzi dello 0,5% (33.510). Divorzi ancora in aumento negli anni successivi: 37.573 nel 2000 (72.000 le separazioni) e 40.051 nel 2001. In pratica si registra una separazione ogni 4 matrimoni e un divorzio ogni 9. Le coppie maggiormente in crisi abitano al nord, soprattutto in Valle d’ Aosta (7,9 separazioni e 5,9 divorzi ogni mille coppie), Friuli V.G. (5,9 separazioni e 3,5 divorzi), Emilia R. (5,6 separazioni e 3,2 divorzi). Mentre la famiglia e’ ancora molto solida al sud con record in Basilicata, con solo 1,8 separazioni e 0,8 divorzi, e Calabria (1,9 e 1).
Diminuiscono poi i matrimoni religiosi: nel 1985 erano l’ 86,1% del totale, nel 1998 sono scesi al 78,6%. Ma con una percentuale di unioni religiose comunque alta, anche separazioni e divorzi provenienti da matrimoni in chiesa sono la maggioranza: l’ 83,15% del totale le separazioni, l’ 82,3% i divorzi.
Piu’ della meta’ di divorzi e separazioni ha coinvolto coppie con figli (il 66,4% delle separazioni e il 55,2% dei divorzi). Nel 1998 tra separazioni e divorzi il numero totale dei figli e’ stato di 97.016 e la maggioranza, 61.425, aveva meno di 18 anni.

Ma dai dati Istat emerge anche un altro aspetto: il papa’-mammo non piace alla giustizia italiana e nelle cause di separazione e divorzi l’ affidamento della prole continua ad essere appannaggio della madre. Nelle separazioni, soltanto il 4,7% dei figli e’ affidato al padre, percentuale che sale nei divorzi al 6,7%. La proporzione di affidamento al padre tende ad aumentare via via che i figli si avvicinano alla maggiore eta’.
Nella separazione passa infatti dal 2,6% nel caso di un figlio di meno di 6 anni all’ 8,1% se invece ha superato i 14 anni. E’ ancora invece poco diffuso l’ affidamento congiunto o alternato al padre e alla madre, anche se sta aumentando rispetto al passato: riguarda solo il 3,9% dei minori affidati nei casi di separazione e il 2,2% nei casi di divorzi. Questa forma di affidamento, inoltre, e’ piu’ popolare al nord e al centro Italia, mentre e’ poco praticata al sud. E proprio nel Mezzogiorno, la percentuale dei figli che resta alla madre in caso di separazione e’ la piu’ alta: raggiunge infatti il 94%.