I lavoratori dipendenti di Lombardia ed Emilia Romagna sono quelli che hanno visto penalizzare maggiormente i propri redditi: non solo sono
cresciuti meno del tasso di inflazione ma il loro peso è in caduta libera, con una variazione di crescita tra il 2000 e il 2003 più che dimezzata.

A rilevarlo e’ uno studio degli
artigiani della Cgia di Mestre, che ha analizzato l’andamento
dei redditi da lavoro dipendente negli ultimi 3 anni mettendolo
a confronto con il tasso di inflazione.

A livello nazionale, dal ’99 ad agosto 2003, l’aumento del
reddito dei lavoratori dipendenti e’ passato dal 5 per cento al
3,4 per cento. E i fanalini di coda sono lombardi ed emiliani,
che proprio quest’anno hanno visto un incremento medio di appena
il 2,5 per cento rispetto al 4,2 del 2002 contro un tasso di
inflazione che arriva al 2,8 per cento. Poco meglio va ai
piemontesi (3,1), a valdostani e veneti (3,0) e ai marchigiani
(3,3). Sul podio invece si trovano i liguri, il cui reddito
rispetto al 2002 e’ cresciuto del 5,4 per cento, seguiti dai
friulani (4,8 per cento) e dal popolo dei dipendenti laziali (4,4 per cento).


Unica nota positiva in questo scenario delineato dalla Cgia
di Mestre rimane il confronto con il 2002, quando le regioni in
cui il reddito dei lavoratori dipendenti era inferiore al tasso
di inflazione erano ben cinque: Piemonte (0,9), Veneto (1,7),
Umbria (1,6), Marche (2), Molise (1,9).