Incontri in alberghi di lusso e cambiali che promettevano affari d’oro. Non fosse stato che i ‘pagherò’ erano compilati in modo scorretto, appositamente privi del codice fiscale di riferimento. Era questo il meccanismo utilizzato per convincere le famiglie italiane proprietarie di case in multiproprietà a vendere le proprie settimane di vacanza, in Italia e all’estero, in cambio di almeno 13.500 euro per lotto. Le cambiali di pagamento erano però fittizie, al contrario dei 2.800 euro richiesti ad ogni malcapitato a titolo di ‘Intermediazione finanziaria e spese varie’.

Il maxi raggiro, dal novembre del 2002 al marzo del 2003, aveva già portato a termine 45 meeting, soprattutto in città del centro nord (Bergamo, Milano, Modena, Forlì, Bologna, Castel Maggiore, Ravenna, Reggio Emilia, Alessandria, Torino, Arona, Trieste, Siena, Lucca, Firenze, Varese, Brescia, Genova, Ancona, Fiano Romano, Mestre), ma anche a Bari. Nella lista in possesso dell’organizzazione criminale figuravano infatti 54.424 famiglie proprietarie di quote immobiliari, di cui 44.072 con quote all’estero, 10.352 in Italia.

Se la truffa fosse stata portata a termine, avrebbe fruttato al sodalizio criminale 26 milioni di euro. Nonostante l’intervento delle forze dell’ordine, circa 10mila persone della lista erano gia’ state contattate e, tra queste, il 20 per cento e’ caduto nel tranello, sborsando 2.800 euro.