Il buon cibo, la sana alimentazione,
la tradizione e la varietà del gusto si possono imparare nelle mense scolastiche, dove, secondo un indagine Coldiretti-Cifem, nel 68% dei casi (due mense su tre) sono consumati prodotti biologici. Soltanto nel 3% delle mense il pasto interamente
biologico.


Non mancano esempi incoraggianti come nel caso del comune di Fanano, nell’Appennino modenese, dove prodotti dell’agricoltura
locale sono offerti direttamente da imprenditori agricoli e usati nelle mense delle scuole materne, elementari e medie, mentre il Comune di Ascoli ha deciso di consumare esclusivamente prodotti dei mercati locali e il circolo didattico nel comune di
Borgo San Lorenzo (Firenze) offrirà un ottimo menù ai bambini delle scuole elementari e materne con prodotti della zona del Mugello, ricca di prodotti tipici e rinomata per la presenza di allevamenti da carne e da latte.

La maggiore presenza di alimenti biologici nelle scuole – precisa la Coldiretti – si registra nei comuni di media dimensione, da 10.000 a 100.000 abitanti, dove la percentuale
sale all’81% (ma quasi inesistenti, 0%, le mense scolastiche biologiche) mentre risulta più ridotta e vicina al 60% nei piccoli Comuni (minori 10.000 abitanti) e nei grandi centri urbani (maggiori di 100.000 abitanti) che però offrono nel 12,5% dei casi la possibilità di consumare pasti integralmente
biologici.

Nelle aree metropolitane la presenza nelle mese di cibi biologici è al 100% di converso anche qui non esiste quasi nessuna mensa scolastica biologica (0%).

Un dato positivo per la scuola che – sostiene la Coldiretti – deve però essere accompagnato anche dall’offerta di alimenti tradizionali legati al territorio nel rispetto della stagionalità, con lo scopo di garantire la freschezza dei cibi sulle tavole e la conoscenza e valorizzazione dell’ambiente in
cui gli studenti crescono. Un obiettivo – precisa la Coldiretti – reso possibile dall’attuazione dell’articolo 59, comma 4, della legge 488/99 (la finanziaria 2000) che prevede che le mense scolastiche debbano includere nelle diete giornaliere l’utilizzazione di prodotti tipici, tradizionali e biologici, nonchè di quelli a denominazione protetta, al fine di attribuire valore preminente alla qualità dei prodotti agricoli serviti.