Il part time piace meno alle donne.
Per la prima volta in dieci anni, infatti, quello femminile non solo non è cresciuto, ma ha fatto registrare un calo inatteso: meno 54.000 mila unità dall’aprile 2001 all’aprile 2002.

E’ quanto emerge da un’indagine condotta dal ministero del Lavoro e delle politiche sociali e dall’Unione europea sulla partecipazione delle donne al mercato del lavoro.

Lo studio mette in evidenza ci siano due ‘Italie’ anche per
quel che riguarda il lavoro femminile: al Nord prevalgono i contratti full time ma a tempo determinato; al Sud i contratti a tempo pieno ma indeterminato.

Più full time, meno part time.
In generale, si assiste ad
un aumento dell’occupazione full time e ad un calo di quella a tempo parziale per le donne, soprattutto nel Mezzogiorno. Tra aprile 2001 e aprile 2002, per la prima volta negli ultimi 10 anni, sottolinea l’indagine, il part-time femminile è diminuito
in termini assoluti, passando da un milione e 426 mila a un milione e 372 mila per le donne. La contrazione maggiore ha riguardato il lavoro autonomo a tempo parziale e il part-time a
termine che, se ad aprile 2000 riguardava il 4% delle occupate, ad aprile 2002 coinvolgeva meno del 3,5% delle stesse.

Quanto ai contratti permanenti, invece, tra il 2000 e il 2002, tra le donne, i nuovi posti di lavoro sono stati 492 mila, dei quali 312 mila full time a tempo indeterminato.