Partirà per la Bielorussia alla fine di aprile l’ambulatorio mobile allestito dai Comitati aderenti al Progetto Chernobyl di Legambiente di Modena, nell’ambito di un progetto di cooperazione internazionale rivolto alle popolazioni maggiormente colpite dagli effetti dell’incidente nucleare del 1986.


Il veicolo è attrezzato per effettuare circa quattromila ecografie all’anno, con la previsione di un 30 per cento di biopsie con agoaspirati, ha lo scopo di diagnosticare in modo preventivo tumori e altri problemi legati alla tiroide alla popolazione dell’area di Brest, che vive in villaggi spesso privi di presidi sanitari.

Il progetto prevede un costo di quasi 200 mila euro (circa 380 milioni i lire) visto che alle spese di allestimento e di organizzazione (130 mila euro) si aggiungono 20 mila euro all’anno per almeno tre anni di attività. Oltre agli enti locali hanno collaborato al progetto anche la Regione, le Fondazioni delle casse di risparmio di Carpi e di Mirandola, l’associazione Rock no war e le aziende sanitarie modenesi.

L’iniziativa nasce dall’esigenza di affiancare all’accoglienza, anche un aiuto nell’attività di prevenzione nell’ambito di progetti di cooperazione che vedono il coinvolgimento delle autorità e delle strutture sanitarie locali. Dal ’94 a oggi i comitati modenesi di Legambiente hanno ospitato quasi 300 ragazzi permettendo loro di abbattere i livelli di radioattività e a innalzare difese immunitarie, “ma nella logica della continuità dell’intervento, siamo passati dalla risposta all’emergenza all’invio di aiuti e a collaborare nell’attività di prevenzione” spiega Roberto Rebecchi, coordinatore regionale del Progetto Chernobyl di Legambiente Solidarietà.
I risultati dell’attività del laboratorio mobile, grazie alla collaborazione tra medici italiani e bielorussi, consentiranno anche di sviluppare studi e produzione di materiale scientifico.